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La storia

Documenti, monumenti e personaggi sono gli elementi su cui si ricostruisce la storia. Più si torna indietro nel tempo più questi elementi vengono meno per ovvie ragioni, quando mancano si ricorre a leggende o ipotesi o supposizioni. La storia ufficiale di Briga inizia con la prima citazione della sua esistenza nella concessione fatta dall'imperatore Corrado III a Guido di Biandrate nel 1140. Si può presumere, senza possibilità di errore, che già esistesse. Ma da quando? Non si può dare una risposta convincente a tale domanda, anche se i reperti antichi emersi nella nostra terra, reperti dettagliatamente ricordati da F. Allegra nella sua Storia antica di Briga, lapidi, monete, tombe e corredi funerari, persino un'accetta litica parrebbero far risalire l’'rigine alla notte dei tempi. La stessa denominazione del paese potrebbe far supporre un'origine celtica: la radice brig o bric significa colle o ponte. Noi possiamo partire solo dal 1140/41 e proprio a quegli anni, poco prima o poco dopo, sembrano appartenere i monumenti più antichi che ancora oggi ornano la nostra terra: la chiesa di San Tommaso, dovuta forse ai Pombia, con i suoi affreschi e i ruderi del castrum di San Colombano dovuto ai Biandrate, successori dei Pombia nel dominio di queste terre. Di quell’epoca non ci resta molto altro al di là delle ripetute concessioni imperiali del Barbarossa e dei suoi successori, del trattato di Zottico del 1202 tra Novaresi e Biandrate per il quale Briga passava sotto il Comune di Novara con condizioni piuttosto pesanti sia livello fiscale che di numero di fuochi (non poteva averne più di cento); rimangono poi due documenti del 1237 sulla controversia tra lo scomunicato Anrico ed il chierico e presbitero Golzano, conseguenza probabile dell’alternarsi di Vercellesi e Novaresi nel dominio delle nostre terre. Rimangono poi anche alcune consignationes alla chiesa pievana di Gozzano, attraverso le quali sappiamo che nel XIV secolo a Briga esistevano tre chiese, testimonianza di una certa importanza: la parrocchiale di S. Giovanni Battista, San Tommaso e San Colombano.

L'effimero dominio dei Conti di Biandrate non durò probabilmente più di un secolo e, per certi versi, fu il periodo di maggior importanza per Briga, la sua prima occasione poi mancata per la progressiva caduta dei Conti, coinvolti prima nella sconfitta del Barbarossa poi piegati dai Comuni di Novara e di Vercelli; l'abbattimento della torre del castello di Briga, che era uno dei più forti dei Biandrate, può essere ritenuto il simbolo di questa caduta; così come il sorgere del borgofranco di Borgomanero con il consolidarsi del dominio vescovile a Gozzano chiuse Briga tra due forze alle quali non poteva opporsi. L'arrivo dei Brusati, novaresi guelfi che vi costruirono una torre, sembrò per qualche verso offrire una ulteriore occasione al paese, ma la sconfitta degli stessi ad opera dei Tornielli ghibellini, come ci racconta l'Azario, eliminò subito ogni illusione. I secoli XIV e XV per Briga furono i più oscuri. Il consolidarsi del potere dei Visconti e le loro guerre con il marchese di Monferrato non tralasciarono di recar danni anche a Briga, danni che andavano ad aggiungersi a quelli che in precedenza aveva già subito dai Novaresi e dai Tornielli. Le conseguenze furono terribili e per certi versi definitive per il ruolo del paese in quei tempi, tanto che la sua popolazione si ridusse ad una ventina di fuochi, una piccolissima comunità del Contado novarese, di cui visse tutte le vicende storiche e le varie successive dominazioni prima dei Visconti, poi degli Sforza, quindi degli Spagnoli ed infine degli Austriaci prima di approdare ai Savoia.

Dalla seconda metà del XVI secolo, dopo il Concilio di Trento, la compilazione dei Libri della costituita Parrocchia sciolta dai vincoli della Pieve come testimoniato dalla separazione del battistero accordata nel 1553, ci lascia qualche testimonianza anche degli uomini e delle donne di Briga. Certo questi libri – dei Battezzati, dei Cresimati, dei Matrimoni, dei Morti, delle Confraternite, del Ricevuto e Speso della Chiesa e degli Oratori, gli Stati d’Anime, gli Inventari, le Memorie dei Parroci ecc.,-  per fortuna quasi tutti conservati, non raccontano vite, però almeno forniscono nomi, delineano o suggeriscono situazioni. Così, al di là del numero degli abitanti, intorno ai 300 alla fine di quel secolo, sappiamo della estrema povertà di questo paese posto ai confini della Riviera di cui invidiava i privilegi, i cui terreni e le cui case erano per lo più proprietà di famiglie non residenti in paese dove, infatti, non esistevano né esistono palazzi come invece è tipico dei paesi della Riviera (gli unici cui poteva essere attribuito questo nome erano quello dei Brusati, poi Ruga di Gozzano, Gozzani di Brolo e Del Carretto e la casa Parrocchiale). La gente sopravviveva anche grazie ad attività non legali come il contrabbando dei grani con la vicina Riviera, attività cui non si sottraevano neppure i Consoli del paese. Eppure, nonostante pestilenze, alloggiamenti dei soldati, invasioni, guerre, terribili inasprimenti fiscali, la necessità di emigrare in cerca di miglior fortuna, la popolazione cominciò a crescere lentamente, pur con alti e bassi, sino a raggiungere i 450 abitanti alla fine del Settecento. In quei duecento anni così difficili quegli antichi brighesi rinnovarono la Parrocchiale, costruirono o restaurarono altre sei chiese, lasciando fortunatamente intatta pur nel suo progressivo deterioramento solo quella di San Tommaso. In quel periodo, per quest’ultimo verso straordinario, i personaggi della storia di Briga o, meglio, quelli che potremmo definire tali nei limiti del paese, furono gli ultimi Brusati, il capitano Gattico, i feudatari camerali – Arrigoni, Caxa, Rossi – che quasi non si vedevano in paese e, soprattutto, i parroci, non tanto per il ruolo quanto per i ricordi che ci hanno lasciato.

Dai loro Libri, infatti, emerge un’umanità quotidiana nei lunghi elenchi che tuttavia talora lasciano trapelare qualche illuminazione di vita, qualche storia più personale che, al di là delle contingenze esterne così diverse, nell’essenza pare simile alla nostra perché i sentimenti fondamentali dell’uomo sono sempre stati gli stessi in ogni epoca.

La popolazione di Briga, nel corso degli ultimi due secoli passati fino ad oggi, è addirittura più che sestuplicata; le testimonianze lasciateci da questi più vicini nostri predecessori hanno caratteristiche diverse rispetto a quelle lasciateci dai loro; le chiese non furono più l’unico punto di riferimento, anche se fu ampliata la parrocchiale negli anni Trenta del Novecento. Si andò più sui servizi con i palazzi municipali, i nuovi cimiteri, le fabbriche, le scuole, l’asilo, l’oratorio, i ponti, le strade, i campi sportivi, le rotonde...

Certo il paesaggio di Briga è molto cambiato: non ci sono quasi più le vigne che ricoprivano i colli, non più i gelsi così diffusi sino ai primi del Novecento, non ci sono più stalle; ma sono spariti senza alcuna traccia anche i luoghi consacrati dai morti d’un tempo. Erano attorno alla chiesa di San Tommaso i più antichi e poi nella Chiesa Parrocchiale o attorno ad essa o nell’Ossario, circondati dalle sfortunate cappelle della Via Crucis, oppure nel Lazzaretto in cima al paese o nel vecchio sparito cimitero ottocentesco.

Sarebbe bene ce ne ricordassimo, per non interrompere la lunga catena...

 

A. Fiammingo

 

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